Ok, parte due di Xoma. Abbiamo visto come i Baker Bros abbiano piantato le tende e detto che l’aspetto è estremamente positivo e ricco di suggestioni. Ora vediamo qual’è il farmaco di punta della compagnia.

Sappiamo che si tratta di un anticorpo monclonale e sappiamo che gli è stato afibbiato un nome stupido. Diciamo che si tratta di una seconda possibilità per il farmaco, visto che finora non è che abbia entusiasmato…

Xoma ha incontrato sia FDA che EMA ed ha portato a casa il risultato di poter andare diritta alla richiesta di approvazione se i dati della fase 3 saranno buoni.

La fase 3 di Gevokizumab si occuperà di uveiti non infettive (NIU) e dovrebbe iniziare entro la fine della metà dell’anno. Se avete letto la parte 1 sapete che Xoma ha deciso di  focalizzare gli sforzi in queste patologie oculari, ma prima Gevokizumab a cosa sarebbe dovuto servire?

Xoma, il diabete & il voto di Novartis.

Nel marzo del 2011 Xoma rende pubblici i dati della fase 2b di gevokizumab in pazienti con diabete di tipo 2. L’endpoint è la misura dell’emoglobina A1c (HbA1c ). L’emoglobina A1c indica lo stato di salute o, per meglio dire, di corretto funzionamento metabolico di un paziente con diabete. Se l’HbA1c sale, significa che qualcosa non va…

Gevokizumab doveva quindi diminuire l’HbA1c. Endpoint mancato, nessun miglioramento dopo 6 mesi di trattamento in comparazione al placebo. Qualche segno positivo c’è stato, diminuzione dalla proteina c reattiva ed aumento del colesterolo “buono”, l’HDL in due dei 4 gruppi di dosaggio del farmaco. Anche il profilo di tollerabilità e sicurezza del farmaco si sono rivelati buoni e questa, alla luce poi di come si sono sviluppati i fatti, è la notizia migliore.

Da li in poi, spostamento verso uveiti di Behçet e compagnia cantante, assieme ad una fse 2 iniziata lo scorso dicembre in pazienti con forme di acne particolarmente insidiose (due dosaggi di Gevokizumab vs placebo su 170 pazienti).

Torniamo indietro nel tempo, passato lo choc marzolino per il trial fallito qualcosa accade, ma non direttamente a Xoma, bensì a Novartis.

Siamo a giugno 2011 e Novartis si trova ad affrontare un advisory meeting che giudica favorevolmente l’efficacia di Ilaris (canakinumab) nel trattamento della gotta, ma non altrettanto la sicurezza. Ok, canakinumab… anticorpo monoclonale che bersaglia l’IL-1β come Gevokizumab di Xoma.

Novartis, in ben due fasi 3, hanno patito il fatto che i pazienti trattati con canakinumab hanno sperimentato eventi avversi anche seri in misura ben maggiore rispetto al braccio di controllo.

Agosto 2011, Novartis annuncia che la FDA ha riservato loro una Complete Response Letter (CRL), una bocciatura insomma.

Xoma decide di mollare il colpo sul diabete (anche se qualcosa ancora c’è…) e buttarsi su indicazioni alle quali in buon vecchio XOMA 052, ora Gevokizumab, possa dare soddisfazioni con la sua attività antinfiammatoria e dove il bersaglio dell’interleuchina 1 beta abbia un senso.  Il club in effetti ha già più di un socio…

Abbiamo detto di Novartis e del suo Ilaris, già approvato da qualche anno in una cinquantina di paesi per il trattamento delle sindromi periodiche associate alla criopirina (CAPS) e che in questo 2012 proverà di nuovo ad ottenere una ulteriore approvazione anche nel trattamento delle artriti idiopatiche giovanili.

Gli svizzeri stanno anche cercando altri sbocchi nei quali il farmaco possa dare risultati, come prevenzione di complicazioni cardiovascolari e… diabete.

Eli Lilly sta portando avanti la sperimentazione di un proprio anticorpo anti IL-1β nel trattamento di malattie cardiovascolari che nel giugno 2011 ha riportato dati da una fase 2 nel trattamento del diabete simile a quella di Xoma, riduzione della proteina C reattiva (p<0.05) ma solo moderata diminuzione dell’HbA1c.

Swedish Orphan Biovitrum sta sviluppando Kineret  (anakinra), un antagonista del recettore IL-1 per il trattamento delle CAPS ed in altre patologie orfane… come si dice, nomen omen.

Regeneron ha ricevuto il via libera per Arcalyst (rilonacept) sia in USA che in Europa per il trattamento delle CAPS  ed ha ottenuto importanti risultati nel trattamento della gotta che sono stati discussi in un advisory committee che ne ha decfretato l’efficacia, ma ha sollevato dubbi sul profilo di sicurezza. Il farmaco causa la soppressione del sistema immunitario, lasciando campo libero a possibili neoplasie. Sei persone trattate con Arcalyst hanno sviluppato tumori contro nessuna fra chi ha assunto del placebo.

Ovvio, la partita si gioca su due franti, efficacia e sicurezza. Il fatto che diversi composti siano in fase di sperimentazione per patologie che possono richiedere l’impiego di Gevokizumab non significa che il farmaco funzionerà allo stesso modo ne che avrà lo stesso tipo di profilo dal punto di vista della tollerabilità. Abbiamo già detto che la sicurezza del farmaco di Xoma finora è stata in linea con le attese e ha avuto riscontri positivi. Un buon punto di partenza.

Oltre a queste ditte che approcciano le varie indicazioni in modo simile a Xoma però ci sono anche composti in fase di sperimentazione o già approvati che faranno concorrenza a Gevokizumab nel trattare le uveiti. Mettiamo solo i più importanti, lo stra-venduto Humira di Abbott e Myfortic di Novartis.

Xoma ha i diritti del farmaco per USA e Giappone, con l’opzione di riacquistare anche quelli per i restanti territori, per contro Servier può decidere di rescindere il contratto stato per stato.

Che lo si chiami XOMA 052 o Gevokizumab, il valore deve essere ancora dimostrato. Che la nuova vita del farmaco, come quella della compagnia, sia una scommessa… non c’è bisogno che lo dica io. In un ottica molto lunga (esistono ancora i cassettisti?) Xoma può dare più di una soddisfazione, se allarghiamo il discorso anche agli altri farmaci ed alle collaborazioni con le big.

XOMA 052 finora ha dato solo dispiaceri, che i Baker Bros abbiano deciso di puntare su Gevokizumab?

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