Vertex, riassunto delle puntate precedenti. A fine aprile Vertex è una compagnia con una pipeline comprendente un farmaco per il trattamento della epatite C chiamato Incivek già vecchio al momento dell’approvazione ed un interessantissimo farmaco contro la fibrosi cistica chiamato Kalydeco.
Kalydeco è stato approvato sia in USA che in Europa (manca solo l’atto formale, il CHMP si è già espresso favorevolmente) ed una delle sue peculiarità è quella di trattare alla radice la malattia, piuttosto che fermarsi ai soli sintomi ed alle conseguenze. Non si tratta di una vera e propria terapia definitiva, ma è quello che più le si avvicina e questo è già un enorme balzo in avanti.
Abbiamo detto che siamo a fine aprile 2012. Vertex (VRTX) quota qualche dollaro sotto i 40, dopo una risalita dai 27-28$ (causati dalla feroce concorrenza dei nuovi farmaci per il trattamento dell’epatite C) avvenuta proprio grazie a Kalydeco.
A maggio poi succede di tutto, e giugno non inizia certo in modo tranquillo…
Il 7 maggio gli azionisti di Vertex si svegliano e controllando la quotazione del titolo possono ammirare l’esplosione oltre i 60$ che i nuovi dati rilasciati dalla compagnia hanno causato.
Sono i dati ad interim di una fase 2 che vede coinvolto Kalydeco assieme ad un altro farmaco targato Vertex, VX-809, un CFRT correttore.
Ok, non voglio farla lunga e addentrarmi nei dettagli, è sabato per tutti… diciamo solo l’essenziale sulla malattia, il resto lo potrete trovare a questi link:
https://www.fibrosicisticaricerca.it/
https://www.fibrosicistica.it/
Bene, in soldoni, la fibrosi cistica è una malattia genetica estremamente grave che (analogamente ad altre patologie, tumori compresi) è sensibile ai trattamenti farmacologici in misura differente a seconda della tipologia di mutazione del paziente.
Nel caso della fibrosi, parlare di terapie personalizzate è difficile, visto che la causa sottostante alla malattia, per ora, viene trattata da Vertex e pochissimi altri. L’opzione alternativa a Kalydeco più interessante rimane una cura funzionale, come direbbero quelli di Sangamo (SGMO), ma siamo lontani.
Ecco che nasce l’esigenza di affiancare a Kalydeco altri composti che mirino differenti mutazioni e Vertex in casa ha altri due farmaci: il già citato VX-809 e VX -661.
Vertex: VX-809 e Kalydeco in fase 2, eravamo rimasti qui.
Torniamo al 7 maggio, escono i dati ad interim della fase 2 e sono strabilianti. Lo studio vede i due farmaci contrapposti a placebo in pazienti adulti randomizzati in diversi gruppi e darà i risultati finali nella seconda metà dell’anno. Quello che si poteva vedere però era sufficiente ed era riferito a circa metà dei pazienti arruolati.
Mentre Kalydeco risulta approvato per pazienti con fibrosi cistica e mutazione G551D, mutazione che negli USA occorre in misura del 4% circa, l’88% dei malati ha una mutazione delta F508, con il 48% che possiede due copie del gene mutato. Capite la portata di dati estremamente positivi, l’impatto che avrebbe una simile terapia sia sui pazienti che su Vertex? Il risultato è stata la quotazione ad oltre 60$.
Le cose poi, sono andate a sud. Venti giorni dopo l’annuncio del risultato trionfale, la correzione. Vertex dice: “Ok, ci siamo sbagliati, i numeri sono un filino diversi…”
Diamo uno sguardo a questi dati, velocemente.
I pazienti arruolati sono stati divisi in 5 gruppi, in 3 di questi vi erano i pazienti omozigoti, in uno gli eterozigoti ed uno era quello di controllo con placebo.
Il read out dei dati sul gruppo di eterozigoti non è stato fatto, ma per il resto Vertex ha potuto dire che l’aumento della funzionalità polmonare è aumentata considerevolmente con l’impiego dei due farmaci.
Vi dico una cosa veloce sul parametro FEV1. Avete mai fatto una visita con spirometria?Avete presente quando vi dicono di soffiare con tutto voi stessi, in un colpo solo? Poi il medico vi guarda come per dire “mi fai pena ma non te la faccio rifare per la terza volta”. Ecco… si tratta più o meno di questo.
Il 7 maggio i pazienti con miglioramento di 5% o più (valore del FEV1 rispetto all’inizio studio) erano il 46%, tre settimane dopo la percentuale scese al 35% (13 su 37 pazienti). Il tasso di risposte oltre il 10% era inizialmente del 30%, poi però la compagnia lo corresse al 19% (7 su 37 pazienti).
Sappiamo che nel gruppo del placebo nessun fra gli 11 pazienti ha ottenuto un miglioramento di 5 o più punti percentuali, quindi i dati rimangono estremamente positivi, anche in considerazione del fatto che il miglioramento della funzione polmonare dei soggetti trattati nel braccio attivo rispetto al placebo è dell’ 8,5%.
L’entusiasmo per la comunicazione del 7 maggio di Vertex nasce dal fatto che, sebbene il FEV1 fosse endpoint secondario (il primo era la quantità di cloro nel sudore, dato rivelatosi statisticamente non significativo fin dalla prima comunicazione) un valore positivo avrebbe significato molto, visto che in fase 3 FDA avrebbe sicuramente chiesto il FEV1 come obiettivo primario.
Ridimensionare i dati non cambia la sostanza, ma se guardiamo un po’ più a fondo, le cose sono un filino più complicate.
Il miglioramento della funzione polmonare rispetto al placebo, come detto, è di 8,6 punti percentuali. Il dato è composto da un declino del gruppo placebo di 4,6 punti ed il resto del miglioramento del gruppo attivo. Il calo di 4,6 punti però sembra troppo pronunciato e slegato da quella che è l’esperienza nella vita comune. Un tasso di perdita di funzionalità di qualche punto inferiore farebbe necessariamente calare anche la differenza fra il braccio attivo e quello del placebo. Con un tasso negativo del 2%, ad esempio, la percentuale di differenza dei due gruppi scenderebbe al 6%.
Se Vertex sapesse spiegare il motivo di questo dato, sarebbe tutto più semplice.
Altro problema è questo: cos’è successo nelle tre settimane passate fra la prima comunicazione e l’annuncio fatto da Vertex sul fatto che i dati fossero sbagliati?
Dai dati ingannevoli alla pubblicità ingannevole.
La notizia è fresca, FDA ha richiamato Vertex, con tanto di lettera che vado ad allegare per il download, per aver diffuso materiale ingannevole riguardo Incivek.
Le storie dei soggetti che hanno partecipato alla sperimentazione del farmaco per l’HCV sono state usate per far propaganda, esaltando aspetti frutto di esperienze singolari e minimizzando gli effetti avversi della terapia. Cosa piuttosto seria, hanno enfatizzato l’efficacia oltre misura, come se il successo di un paziente significasse automaticamente che chiunque avrebbe potuto ottenere lo stesso risultato… comunque leggete la lettera, se ne avete voglia.
La pubblicità ingannevole, unita al pasticcio dei dati, qualche dubbio lo può istillare. Non tanto sui farmaci (Incivek è un cavallo morto, Kalydeco è invece un potenziale blockbuster), sulla condotta del trial del quale parliamo oggi. Kalydeco funziona, sembra si stia ben inserendo nella pratica comune e questo significa soldi per la compagnia.
Vertex ha ricevuto il primo ok da FDA a fine gennaio e nel primo trimestre ha già collezionato 18 milioni di dollari di vendite a fronte di 600 prescrizioni.
VX-809 sarebbe il perfetto coronamento di Kalydeco, considerando la popolazione allargata alla quale farebbe riferimento e aspirerebbe legittimamente (con dati positivi… confermati) ad un mercato miliardario.
Per avere una risposta sull’impiego dei due farmaci, toccherà aspettare ancora un po’, ma dovessi scommettere, punterei su un successo. Nella seconda metà dell’anno, comunque, avremo i dati completi.
Kalydeco mi piace, mi piace VX-809. Il management di Vertex, beh, quello non molto…
Se vuoi leggere la lettera che FDA ha indirizzato a Vertex, la puoi scaricare come PDF cliccando qui sotto:
Vertex Incivek lettera di richiamo diFDA