Anche questo ASCO è scivolato via, più interessante dell’edizione dello scorso anno, con parecchie novità interessanti e nuovi trattamenti all’orizzonte.
Oggi e nei prossimi giorni mi voglio occupare di alcune tecnologie promettenti che al meeting di Chicago hanno rubato la scena.
Iniziamo con gli ADC. No, niente Aumenti di Capitale, si parla di Antibody Drug Conjugate.
Di Seattle Genetics, di Celldex Therapeutics e di T-DM1.
Prima di cominciare, una piccola nota. Indipendentemente da quello che scriverò qui sotto e dal fatto che nei prossimi giorni mi metterò a fare liste di vincitori di ASCO e di perdenti… la vittoria per il momento va assegnata alla ricerca contro il tumore al seno.
Ok, si comincia.
Gli ADC sono farmaci che combinano un anticorpo ad una citotossina. Lo scopo di tale unione è trasportare bombe troppo tossiche per essere immesse nell’organismo del paziente, direttamente nella zona tumorale. Le citotossine senza guida danneggerebbero anche le cellule sane, ma l’aiuto dell’anticorpo fa si che i danni collaterali siano limitati. Roche ed il partner ImmunoGen (IMGN) hanno pensato bene di unire Herceptin ad un potente antitumorale, dando vita ad T-DM1, e si sono accorti che gli effetti negativi si dimezzavano, rispetto all’impiego di anticorpo e chemioterapico slegati. L’idea è vincente da due punti di vista, in primo luogo, come vedremo, il farmaco funziona decisamente bene, in secondo hanno preso un farmaco fra i più venduti al mondo e gli hanno dato una seconda vita. Tanto per la cronaca, qualche dato sulla rendita dei farmaci più venduti nel 2011 in ambito oncologico:
- Rituxan – $3 billion
- Avastin – $2.66 billion
- Herceptin – $1.66 billion
- Gleevec – $1.51 billion
- Eloxatin – $1.2 billion
- Alimta – $1.04 billion
- Erbitux – $703.3 million
- Velcade – $692.7 million
- Xeloda – $647.6 million
- Tarceva – $564.2 million
I primi 3 blockbuster sono di Roche e sono stati approvati rispettivamente nel 1997, nel 2004 e nel 1998.
Herceptin fa parte della storia degli antitumorali, essendo stato il primo farmaco approvato per una terapia personalizzata in funzione di un biomarker. Nel 98 la prima approvazione fu per pazienti con cancro al seno HER-2 positivo alla quale fecero seguito approvazioni come terapia adiuvante in diverse indicazioni. Come detto prima però, usare chemio e Herceptin nella stessa terapia aveva effetti nocivi considerevoli per il paziente, quindi perché non unirli e limitare gli eventi avversi? HER-2 è il bersaglio, Herceptin il veicolo ideale per agganciare una bomba che colpisca il tumore.
Roche: EMILIA & MARIANNE.
Ad ASCO Roche porta i risultati preliminari di EMILIA, fase 3 che vede il farmaco creato grazie alla tecnologia di Immunogen somministrato in pazienti con cancro al seno in una terapia di seconda linea contro lo Standard of Care (Xeloda + Tykerb). Che io sappia, questa è la prima fase 3 condotta utilizzando un ADC, visto che Adcetris (del quale parlerò dopo) e Mylotarg (del quale non parlerò per nulla!) sono stati approvati dopo la sola fase 2. Oltre a questo, è importantissima perché farà da apripista per lo studio MARIANNE che vedrà il farmaco impiegato in prima linea.
EMILIA ha dimostrato l’abilità di T-DM1 di ritardare la progressione del cancro di 3,2 mesi rispetto allo standard of care (9,6 vs 6,4). Il risultato è ottimo e lo sarebbe stato anche con numeri inferiori, vista la tossicità del trattamento Xeloda/Tykerb. Allo stesso modo, non ha nessuna importanza che l’aumento di sopravvivenza a 2 anni non sia statisticamente significativo…
Non dubito nemmeno per un secondo sul fatto che T-DM1 venga approvato nel 2013… sono anche certo che sarà uno fra i farmaci più venduti nei prossimi anni a venire. Altra previsione che penso di poter azzeccare con facilità: i prossimi due ASCO saranno all’insegna degli ADC.
Vediamo quindi chi altro c’è in gara.
Tutti pazzi per Seattle Genetics.
Oltre ad Immunogen (IMGN), l’altra compoagnia regina della tecnologia ADC è Seattle Genetics (SGEN). Seattle Genetics ha un proprio ADC approvato conosciuto come Adcetris e capitalizza, a spanne, il doppio di Immunogen.
Adcetris è in commercio a seguito di una approvazione accelerata (dopo una fase 2) per pazienti con linfoma di Hodgkin in terza linea dopo il trapianto di cellule autologhe o che non sono candidati a tale trattamento. Adcetris è anche approvato per il trattamento del linfoma a grandi cellule anaplastico in seconda linea. Si tratta di applicazioni di nicchia, di esigenze mediche insoddisfatte, di tumori del sangue in fase avanzata con non molte opzioni terapeutiche. Capitalizza il doppio di ImmunoGen per il semplice motivo che le partnership di Seattle Genetics sono frutto di negoziazioni più sagge.
Roche non fa prigionieri. Lo ha dimostrato più di una volta e con un fiuto incredibile per gli investimenti anche in settori altamente innovativi, come per quanto riguarda Erivedge di Curis, giusto per fare un esempio. ImmunoGen, così come Curis, è stata presa per la gola. Da un farmaco con potenzialità di vendita come T-DM1 ricaverà royalties in misura minore del 9%…
Seattle ha partnership con un numero elevato di aziende, a titolo collaborativo o di co-sviluppo. Il sodalizio in fase più avanzata riguarda l’ultima compagnia alla quale il mio articolo si rivolge: Celldex Therapeutics. Di Celldex parliamo dopo, ora invece, se avete voglia di scoprire l’andamento di ImmunoGen e Seattle Genetics dal 2010 ad oggi, guardate l’immagine sotto.
Seattle punta ad espandere l’uso di Adcetris sia in prima linea per il trattamento dei linfomi di Hodgkin che nelle fasi più avanzate, anche dopo aver già impiegato l’ADC in linee terapeutiche precedenti. Adcetris è un anticorpo anti CD30, quindi in tutti i tumori che esprimono questo bersaglio ha possibili applicazioni anche se Seattle sembra voler esplorare anche opzioni differenti. Il farmaco ha mostrato segni di attività interessanti in pazienti con linfoma non Hodgkin in diversi studi, anche se da qui a divenire un franchise dal punto di vista ematologico ce ne corre, anche a causa della spietata concorrenza dei nuovi farmaci in fase di sviluppo, PC 32765 e Blinatumomab in testa. A dirla tutta, Seattle Genetics sarebbe da acquistare (sto parlando dal punto di vista di una big pharma) se non avesse tante collaborazioni in piedi. Una di queste, come dicevo prima, riguarda Celldex Therapeutics (CLDX)…
Celldex Therapeutics, salto triplo (fuori da ASCO)
Di Celldex mi sono occupato moltissimo, sin dai primi articoli di questo blog, inizialmente per Rindopepimut recentemente per CDX 011.
Ora, sappiamo bene che la compagnia non ha partecipato ad ASCO al cento per cento. Come saprete se avete letto gli ultimi articoli sulla compagnia, i dati dell’anticorpo anti GPNMB si sono rivelati un notevole motivo di discussione fra gli appassionati di biotech e gli analisti.
Il mio giudizio è sempre estremamente positivo, anzi, lo è ancora di più visto che una nota della compagnia ha gettato luce su uno degli aspetti più controversi, la soglia di espressione di GPNMB al 25%.
Celldex ha comunicato che i pazienti arruolati sono stati stratificati in base all’espressione della glicoproteina NMB, bersaglio del farmaco. Non hanno rilasciato i dati relativi al 50% di espressione, probabilmente a causa del basso numero di pazienti che appartenevano a quella categoria, ma i dati al 25% e quelli relativi al tumore triplo negativo sono molto interessanti. Tanto da far pensare che qualcuno possa essere interessato ad una partnership. Speriamo che la lezione di ImmunoGen e Roche faccia capire al management di Celldex che gli accordi fatti solo per sopravvivere pagano poco, anche quando coinvolgono farmaci molto promettenti.
Celldex, anche alla luce della recente guidance di FDA relativa all’approvazione accelerata dei farmaci per il trattamento del tumore al seno ha due strade ben delineate per l’approvazione. A questo va aggiunta la capitalizzazione bassa e la presenza nella pipeline di un farmaco di notevole interesse come Rindopepimut.
Cassa? L’han battuta da poco…
A fine anno avremo dati su PFS e sopravvivenza della fase 2b di CDX 011 (EMERGE) più maturi e a dicembre ci sarà il San Antonio Breast Cancer Symposium.
Se io fossi una big pharma e fossi interessata, comincerei a fare quattro chiacchiere con questa gente…