Brostacillina è uno dei farmaci più misteriosi nella faretra di James Bianco. Viene citata raramente e, forse anche per questo, viene ritenuta da molti azionisti come una specie di arma segreta nelle mani di Cell Therapeutics (CTIC). Un velo di mistero copre lo sviluppo del farmaco, non tanto per quel che riguarda il pregresso, quanto per il futuro. La domanda che attanaglia tutti gli investitori, tuttavia, è questa: si dice Brostacillina o Brostallicina?
Uno dei possibili nodi da sciogliere riguardo lo sviluppo futuro era rappresentato dall’efficacia e sicurezza nel trattamentro del tumore al seno triplo negativo (TNBC). L’attesa per i dati da presentare al San Antonio Breast Cancer Symposium (SABCS), a dire il vero, non è stata particolarmente febbrile o, perlomeno, il mercato non l’ha vissuta in quel modo.
La mail con notizia e dati, al solito, me l’ha girata il buon Marco, che meriterebbe un panettone per tutti i favori che mi ha fatto tenendomi aggiornato. Sfortunatamente per lui sono taccagno.
Lo studio ha arruolato donne con diagnosi confermata di malattia metastatica e carcinoma al seno del sottotipo triplo negativo. Al momento dell’analisi dei dati, 48 donne erano state arruolate nello studio e 47 sono state valutate per l’efficacia. Circa la metà dei pazienti aveva ricevuto da due a quattro regimi precedenti di chemioterapia per malattia metastatica. L’endpoint primario dello studio è di 3 mesi di sopravvivenza libera da progressione (PFS). Gli endpoint secondari includono il tasso di risposta complessiva (ORR), la durata della risposta, la sopravvivenza libera da progressione a 6 mesi, la sopravvivenza globale (OS) e la sicurezza. In questo studio, i pazienti hanno ricevuto cisplatino al giorno 1, brostallicina al giorno 2, e GCSF o GCSF- pegilato al giorno 3, con il ciclo ripetuto ogni 21 giorni. Lo studio è guidato dal Dr. Alvaro Moreno-Aspitia, ricercatore principale, Assistant Professor di Medicina, Mayo Clinic, Jacksonville, FL.
I principali risultati indicano:
• A partire da questa analisi, 10 su 47 pazienti valutabili (21%) hanno ottenuto una risposta tumorale confermata. Nove pazienti hanno avuto una risposta parziale (PR) e un paziente una risposta confermata (CR).
• Nonostante la popolazione fosse pesantemente pretrattata, la sopravvivenza libera da progressione a 3 mesi è stata del 51% e la PFS a 6 mesi è attualmente del 26%.
• La durata mediana di risposta è stata di 3,4 mesi, il tempo mediano di progressione è stato di 3,2 mesi.
• Gli eventi avversi sono stati per lo più di natura ematologica (74,5%) e in linea con gli altri trattamenti in quest’area.
Il grassetto è opera mia. Il tumore al seno triplo negativo è una delle patologie più difficili da trattare ed ogni sforzo in tal senso merita un plauso, visto che le terapie disponibili sono scarse, sia dal punto di vista numerico che dell’efficacia. Sfida particolarmente difficile quindi per Brostallicina, aggravata dal fatto che i pazienti arruolati hanno subito linee terapiche precedenti e sono quindi più difficili da trattare. La fase 2 di cui parlo oggi vede Brostallicina in combo con cisplatino somministrato a pazienti con TNBC senza metastasi al cervello e punteggio ECOG compreso fra 0 e 2. Si tratta di uno studio aperto con un unico braccio, aspetto da tenere in mente, in quanto dati generati da questo tipo di studi possono ingannare.
Il 21% di tasso di risposta è un buon dato, ma dice poco senza avere il dettaglio di quante linee terapeutiche precedenti vanno considerate. Il comunicato dice che più della metà dei pazienti ha ricevuto da 2 a 4 linee terapeutiche, il che mi fa supporre che un po’ meno della metà abbiano ricevuto una sola linea terapeutica (non trovo indicazioni più chiare nel disegno dello studio, in particolare per quanto riguarda chemo-naive, ma uno dei criteri di inclusione è che non ci fossero pazienti con più di quattro linee precedenti). In parole povere, se quel 21% si fosse ottenuto su pazienti con una solo linea di trattamento alle spalle e quindi meno ostici da trattare, sarebbe un dato di non particolare importanza. Assumendo che le risposte si siano ottenute in tutti i sottogruppi pretrattati, indistintamente da quanto lo siano stati effettivamente (e già questo è difficile da credere) il dato è di sicuro meno robusto.
Il 21% in questione però, può servire per fare un paragone chiarificatore. Non c’è bisogno di ripetere che confrontare studi clinici diversi è sempre complicato, vero?
Sabato avremo i dati di sopravvivenza di EMERGE, fase 2 di Celldex Therapeutics (CLDX) che riguarda CDX 011 in pazienti con cancro al seno, parte dei quali TNBC. Ora, in quei pazienti con tumore triplo negativo, CDX 011 ha ottenuto il 21% di risposte, ma in pazienti che avevano una media di 6 linee terapeutiche precedenti. CDX 011 poi, in pazienti TNBC con alta espressione della glicoproteina NMB ha raggiunto un tasso di risposta del 32%.
Messo in prospettiva, il dato di Brostallicina quindi non sembra particolarmente incoraggiante per un futuro sviluppo, se non nell’eventualità che possa essere migliorato attraverso la selezione di qualche biomarker particolare. Cosa che però JB non ha contemplato prima di disegnare questo studio, se non a livello di monitoraggio per un futuro utilizzo. Non si butta via il bambino con l’acqua di cottura (diceva così il proverbio?), ma al momento penso che Cell Therapeutics faccia meglio a pensare ai più promettenti Tosedostat e Pacritinib e rimettere Brostallicina in soffitta…