Agosto, in mezzo ad un mare di immobilità e noia borsistica, ha dispensato qualche motivo di riflessione principalmente grazie ai big, Roche in testa. Due acquisizioni, una reale ed una solo immaginata, hanno fatto ondeggiare le quotazioni di Chugai ed Intermune (ITMN). Nel caso della compagnia asiatica, la manovra di Roche è rimasta vincolata ai monitor di Bloomberg ed al mondo virtuale, Intermune invece è stata comprata sborsando anche una discreta quantità di danaro.

Il 25 agosto il titolo Chugai è calato del 9%, dopo che Roche ha preso la decisione di non procedere all’acquisto della rimanente parte della biotech giapponese. Roche già controlla Chugai possedendo il 60% circa della compagnia, arrivare al controllo completo non è stato ritenuto necessario, anzi, Roche ha impiegato la discreta somma di 8 miliardi di dollari e rotti per acquisire Intermune, compagnia che ha in cantiere praticamente solo un farmaco: Esbriet (Pirfenidone ).

Esbriet è un farmaco che inibisce la sintesi di TGF beta ed è stato sviluppato per un impiego nel trattamento della fibrosi polmonare idiopatica (IPF), una malattia polmonare caratterizzata da un progressivo danno alle cellule epiteliali ed alla membrana basale. La malattia causa la  proliferazione di fibroblasti e quindi una progressiva perdita delle unità polmonari di scambio gassoso. In poche parole, progressivamente diviene sempre più difficile respirare. E’ plausibile che fattori di crescita mesenchimali (tra cui TGF beta) siano alla base dello sviluppo della malattia, il che spiegherebbe l’efficacia di Esbriet, unitamente al fatto che il frmaco di Intermune inibisce anche TNF alfa, citochina che è coinvolta in processi infiammatori, fenomeno che si riscontra anche nel caso della IPF.

I diritti del farmaco sono stati in mano di Intermune (ora di Roche) in tutto il globo fuorché in Giappone, Taiwan e Corea del Sud, luoghi nei quali è Shionogi ad esercitarli. Pirfenidone è approvato in Europa ed in Canada sotto il nome Esbriet, in Giappone e Corea del Sud con il nome Pirespa mentre con nomi ancora più assurdi è commercializzato in Cina, Argentina ed India.

Se ci limitiamo alla sola Europa, si possono contare circa 35 mila pazienti anno ed è lecito attendersi una simile cifra anche in USA. Il mercato potenziale è decisamente importante ed il futuro della terapia, visto i recenti fallimenti della concorrenza (Actelion e Gilead in testa) fanno immaginare che la prima combo conterrà certamente Esbriet, gli altri farmaci dovranno sudare le proverbiali sette camicie per figurargli accanto. Avendo Roche acquisito il pacchetto, è decisamente probabile che le prime combo avranno il marchio del colosso svizzero, principalmente a causa del fatto che chiunque voglia tentare una combinazione dovrà scendere a patti con Roche, il che significherà tempi più lunghi e costi maggiori.

Da qui, per un giro piuttosto contorto ma che ha senso, si arriva a Curis.

Questo il messaggio che ho twittato appena appreso la notizia dello stop all’arruolamento (dopo una decina di giorni dall’apertura del trial) nella fase 2 condotta da Roche nel trattamento della IPF con Erivedge. A quel punto non era di dominio pubblico il fatto che Roche avesse acquisito Intermune, sebbene l’accordo fosse praticamente siglato. Il giorno seguente Curis ha reso noto il fatto che lo stop fosse (come ipotizzato) legato ad un cambio nel disegno dello studio, non a problemi legati a tossicità o fattori negativi. Che il rischio non ci fosse in realtà era decisamente prevedibile, data la fulminea decisione di fermare tutto, solo dopo pochi giorni dalla effettiva apertura dello studio. Poi, la notizia riguardo ad Intermune si è incastrata nel mosaico alla perfezione: Roche stoppa uno studio sulla IPF per modificare il disegno dello studio e contemporaneamente acquista una compagnia con un farmaco che tratta proprio quella malattia. Da qui a pensare che la modifica nella mente di Roche sia l’uso in combo di Esbriet il passo è breve.

Anche perché Roche ha anche un altro farmaco attualmente testato nel trattamento della IPF, l’anticorpo lebrikizumab, oltre al già approvato Pulmozyme perla fibrosi cistica e Xolair per l’asma. Lebrikizumab è ora in fase 2 e lo studio sta arruolando senza alcuna modifica e con dati previsti per metà 2016. Anche se lo studio è avviato da tempo e prevede l’arruolamento di 250 pazienti, Roche avrebbe potuto prendere in considerazione l’idea di aggiungere una coorte nella quale somministrare Esbriet, cosa che al momento non si è verificata. Va detto, per essere precisi, che lo studio in questione è in doppio cieco, il che rende più complicato apportare modifiche che non compromettano l’integrità dello studio. Fatte queste premesse, se realmente la fase 2 che coinvolge Erivedge dovesse prevedere una combo con Esbriet, la notizia sarebbe potenzialmente molto positiva (prima si dovrebbero valutare i dati ovviamente). Sebbene Roche paghi una miseria a Curis per le royalties l’avere un futuro accesso ad un mercato così vasto sarebbe un evento trasformativo per Curis, che comunque ha il supporto di Roche co dimostra di credre fortemente nel farmaco, avendolo testato recentemente nelle più disparate condizioni.

Il mercato del trattamento della IPF potrebbe valere 3 miliardi di dollari per gli Usa, cifra che andrebbe replicata in Europa.  Chiaramente Roche non avrebbe interesse ad acquistare Curis, questo a causa del basso valore delle royalties dovute alla small Cap americana, quindi l’acquisizione di Intermune potrebbe essere una notizia positiva per Curis, ma in modo indiretto e proiettato su un orizzonte temporale di lungo periodo.

 

Roche Holding AG has agreed to buy U.S. biotech company InterMune Inc for $8.3 billion in cash, marking the latest multibillion-dollar deal in a consolidating pharmaceutical sector.

The Swiss drugmaker said on Sunday it would pay $74.00 a share through a tender offer for InterMune, representing a premium of 38 percent to the closing price on Aug. 22.

The acquisition, which has been recommended by the boards of both companies, is the largest by Roche since 2009, when it bought out the remaining stake it did not already own in U.S. group Genentech for around $47 billion.

IPF meccanismo proposto e coinvolgimento SHH e WNT

Più indietro la concorrenza. Nel 2012 Biogen ha acquistato, per un valore potenziale di mezzo miliardo di dollari, Stromedix ed il suo farmaco di punta STX-100. Chiaramente suo ancora parlando di IPF. La mossa faceva seguito ai tentativi già portato a termine della concorrenza, in particolar modo grazie a Bristol-Myers Squibb che acquistò Amira  ed a Gilead ed al suo buyout di Arresto (con l’esito che già vi ho detto).

Roche si dimostra piuttosto attiva in termini di acquisizioni, dato che prima di mettere le mani su Esbriet si è assicurata la danese Santaris e Seragon, ma nel caso di Intermune la compagnia ha già un assetto pronto per la commercializzazione. Con caratteristiche simili, cioè con un farmaco pronto per il commercio o quasi, ci sarebbe Exelixis. Cobimetinib aspetta solo di ottenere un’approvazione ampiamente alla sua portata, ottenuto quella Roche potrebbe valutare se sia il caso o meno di sparire i propri guadagni con Exelixis…