Kick it! ASCO ancora in corso, edizione interessante in ottica futura (J&J, ne riparleremo) anche se privo di grosse sorprese, come più volte detto. Sembra che il resto del mondo si sia accorto della sfida all’ultimo sangue fra due pesi massimi nel futuro trattamento della mielofibrosi, lo sfidante CYT 387, giovane promessa di YMI e Ruxolitinib, il (futuro) campione di INCY. Se ruxolitinib vi suona nuovo, è perché l’ho sempre chiamato 424, colpa mia, amici come prima.

Bene, ruxolitinib verrà discusso nella sessione odierna, ma molto si è già detto sabato a proposito della fase 3, il COMFORT II, che presentano in data odierna e del COMFORT I, altra fase 3. Vediamo come si comporta, sotto l’aspetto dell’efficacia e della sicurezza; non credo si il caso di ricordare nuovamente che i due si trovano in fasi della sperimentazione molto diverse fra loro, giusto?

La mielofibrosi è una malattia che causa l’aumento del tessuto fibroso nel midollo; conseguenze sono, fra le altre, ingrossamento della milza ed anemia, oltre ad una presenza aumentata di cellule  CD34+ in circolo nel sangue periferico. Sia ruxolitinib che CYT 387 sono inibitori della Janus chinasi 1 (JAK1) e della Janus chinasi 2 (JAK2), in nessuno dei due casi è chiaro come agisca il farmaco, ma i risultati sono misurabili attraverso la riduzione del volume della milza (endpoint primario di tutti e due i COMFORT, riduzione del 35% del volume, per CYT 387 l’endpoint primario dell’efficacia è l’ORR, utilizzando i criteri IWG-MRT). Come detto in precedenza il farmaco di YMI si differenzia proprio per la risposta anemica nettamente superiore emersa finora, altro elemento per giudicare l’efficacia del trattamento.

Oltre la mielofibrosi, Ruxolitinib è investigatoin altre indicazioni.

Dal COMFORT II emerge quanto segue: dei 219 pazienti randomizzati (2 a 1), il 28,5% dei pazienti trattati per 48 settimane con ruxolitinib ha risposto al trattamento (diminuzione del 35% del volume della milza, contro lo 0% del gruppo di controllo). Nella precedente fase 3, il COMFORT I, il tasso di risposta dei randomizzati (1 a 1), nel braccio di ruxolitinib dopo 24 settimane di trattamento fu del 42%, contro lo 0,7% del placebo. La risposta al farmaco è veloce ed il rischio di morte è ridotto di un terzo, sebbene il dato non raggiunga la significatività statistica, il trend si è mostrato favorevole. Dai dati potuti osservare nella porzione degli studi svolta in Italia la riduzione del volume splenico è indipendente dalla presenza o meno della mutazione della JAK 2.

Versante sicurezza. L’anemia e l’incidenza di trombocitopenia, questi gli eventi avversi più importanti. Nel COMFORT II l’incidenza della trombocitopenia è stata del 44% (34% nel COMFORT I contro l’8% del braccio di controllo), dell’anemia del 40%, il drop out dallo studio dell’8% (quello relativo alla trombocitopenia nel COMFORT I era dello 0,6% vs lo 0,7% del placebo).  Occorre sempre ricordare che le durate delle due fasi 3 sono differenti, così come l’esposizione al farmaco nei diversi dosaggi.

INCY e NVS (partner per il farmaco) intendono presentare richiesta di approvazione del farmaco in tempi brevi. Ruxolitinib è studiato in una ulteriore fase 3 per il trattamento della Policitemia Vera, in un trial chiamato RESPONSE.