Tosedostat.
Prima di cominciare, non mi pare che ci sia molta attenzione su questo farmaco, designato come orfano sia in Europa che in USA, ne sulla scadenza del 18 maggio. In parte è perché CTIC ci regala emozioni ogni giorno, in parte è perché Tosedostat ce lo siamo trovato in grembo da un momento all’altro, senza che nessuno lo conoscesse, ne parla poco anche JB.
Io invece ne parlo, poco perché di materiale non ce n’è molto, visto che il 18 maggio verrà reso noto il contenuto dell’abstract che presenteranno all’ASCO, dal titolo “Interim results of OPAL, a study of tosedostat in elderly relapsed/refractory AML”. Il fatto che non susciti particolare interesse non significa che non possa regalare qualche sorpresa, visto poi che il sentiment attorno al titolo è funereo, specialmente oggi, vista la notizia del raggruppamento.
OPAL, questo il nome dello studio clinico, è un trial randomizzato suddiviso in due fasi, la fase 2a e la 2b, rispettivamente di 70 e 130 pazienti affetti da AML recidiva/refrattaria. La fase 2a prevede due bracci, nel primo Tosedostat viene somministrato una volta al giorno per 6 mesi ad un dosaggio di 120 mg, nel secondo 120 mg di farmaco una volta al giorno per due mesi come terapia di induzione ed in seguito una dose di mantenimento di 120 mg/die per 4 mesi, sempre una somministrazione al giorno.
L’abstract dell’ASCO dovrebbe vertere su un sottoinsieme di dati generato da questa fase del trial, come detto da JB in conferenza, incalzato da un analista di R&R, nulla di più ci è dato sapere.
Ad ASCO 2010 presentarono i dati di una fase I/II con 51 pazienti affetti da AML arruolati, 35 di questi recidivi o refrattari a precedenti trattamenti. Di questi 35, 11 ebbero una risposta favorevole al trattamento (6 CR, risposte complete e 5 PR, risposte parziali), tradotto in una OR del 31,42%. Nel follow up, 5 delle 6 CR risultarono in 3 remissioni complete, 1 remissione completa con recupero incompleto delle piastrine (CRp) e una senza recupero ematologico (Cri).
Confrontare studi clinici non è mai semplice, ma tanto per fare, vediamo i dati di Voreloxin (SNSS) in fase 2 lo scorso ASCO, dati non particolarmente esaltanti.
69 pazienti, 36 dei quali in prima recidiva ematologica e 33 refrattari (persistenza di AML dopo la terapia d’induzione o recidivi a meno di 90 giorni dalla prima CR). L’età media dei pazienti si aggirava sui 60 anni, quindi direi un filino più giovane della baseline di OPAL (nei criteri di inclusione l’età è >= a 60 anni), ma vado a memoria. La somma di CR CRp e CRi è stata del 29%, 21% per i refrattari 36% per i recidivi. L’OS mediana, simile per recidivi e refrattari, 216 giorni (272 per Tosedostat fra i rispondenti).
Voreloxin sembra più performante nei recidivi, Tosedostat, non è dato sapere, per il resto il farmaco di CTIC e Chroma non sfigura affatto.
Che Tosedostat stia cercando una sua strada si evince anche dalle dichiarazioni raccolte dopo la pubblicazione dei dati ad ASH 08 (il 26% dei pazienti con AML ha raggiunto una CR o una PR, percentuale in linea con i dati più aggiornati), dalle quali emerge la volontà di entrare quanto prima in fase 3. A gennaio 2010 la fase 2b aveva randomizzato 5 pazienti, la fase 3, a detta di CTIC dovrebbe partire in 4Q11, per allora quindi una scelta dovrà essere fatta, e sarà basata presumibilmente sul subset di dati del quale parla JB e sul profilo di tollerabilità del farmaco (anche qui, però, dati sui drop out non ne ho trovati). Logico che un po’ di curiosità debba esserci…