Se i miei conti non sono errati, da inizio anno il Nasdaq ha fatto segnare un più 11% scarso, il Dow Jones un rialzo del 13% scarso, il Nasdaq Biotechnology Index quasi del 23% ed Array Biopharma (ARRY) quasi del 22%. Dall’ultima volta nella quale il titolo ha scollinato oltre quota 6$ però sono stati più che altro dolori, l’ultimo dei quali legato alla decisione di emettere nuove azioni per finanziarsi. Il precedente scivolone da quota 6$ si era verificato solo poche settimane prima, quando maggio era alle porte ed in quel caso fu la somma di due componenti a generare la discesa, in prima battuta la designazione a “breakthrough therapy” per daratumumab di Genmab/JnJ e poi la decisione di intraprendere uno studio nel carcinoma ovarico per MEK 162, al fine di poter godere di maggiori royalties derivanti dalle future vendite del partner Novartis. Vediamo il cammino del titolo in relazione agli eventi:

 

ARRY grafico 3 mesi completo

 

 

La salita vertiginosa del titolo è legata ai dati aggiornati di ARRY 520 e capita proprio quando a daratumumab viene concessa la fast track. Daratumumab ed ARY 520 sono farmaci dalle caratteristiche diverse ma accomunati dalla capacità di fornire risposte incoraggianti in un ambito particolare, cioè quello dei malati di mieloma recidivi e refrattari con molteplici terapie alle spalle. In questo senso la fast track al prodotto Genmab può aver messo benzina nel motore di Array sulle basi della convinzione che un simile atteggiamento potesse essere riservato anche ad ARRY 520.

Come detto siamo ad inizio aprile, ASCO è ancora lontano nella mente degli investitori ed in attesa che la fase 3 di ARRY 520 inizi, la compagnia presenta i dati aggiornati all’International Myeloma Workshop di Kyoto. Se impiegato come agente singolo  il KSP inibitore in questione produce una sopravvivenza mediana (OS) di 19 mesi ed un tasso di risposta (ORR) del 16% ma l’aspetto più interessante è che in soggetti con livelli normali di alfa 1 glicoproteina acida (AAG) sono quelli ad avere una sopravvivenza maggiore (20,2 vs 4,5 mesi) ed un tasso di risposta di gran lunga migliore (24% vs 0%). Questi dati fanno si che Array abbia un farmaco con un nuovo meccanismo d’azione ed un potenziale biomarker.

ARRY 520 poi, se impiegato in combo con velcade, ha dato segno di attività anche in popolazioni altamente trattate in precedenza, compresi pazienti refrattari a velcade.  Qui i dettagli sono scarni e si attendono aggiornamenti e delucidazioni che tuttavia non arriveranno ad ASCO, bensì qualche giorno dopo all’EHA. Ma andiamo con ordine.

Da inizio aprile ad inizio maggio Array sale quasi costantemente, complice anche il buon momento di tutto il settore, con il Nasdaq Biotechnology Index che passa da 1650 a 1800 punti, per poi toccare quota 1950 in corrispondenza del rilascio degli abstract di ASCO. Array ha una brusca flessione prima di riprendere quota sull’attesa del rilascio degli abstract, flessione causata dalla designazione a terapia fortemente innovativa di daratumumab e dalla decisione di condurre una fase 3 nel trattamento del carcinoma ovarico con MEK 162, scelta dettata dalla possibilità di raggiungere una quota di royalties maggiore per le future vendite del farmaco, in base alla stipula con Novartis. La quotazione passa da 6$ a poco più di 5$, ma poi riprende l’attesa per ASCO.

In questa occasione Array si fa notare, più che per ARRY 520 o ARRY 614, i due farmaci in cerca di partner, per l’inossidabile selumetinib, ancora sotto embargo a quel tempo per  quanto riguardava il trattamento del melanoma uveale e per i dati del secondo MEKi, di più difficile inquadratura. Giusto come ripasso, MEK 162 assieme a LGX 818, così come vuole la nuova tendenza, cioè quella di abbinare un MEKi ad un BRAFi:

 

 

ARRY EXEL MEK BRAF

 

Come si vede dall’immagine  la combo Array/Novartis si piazza a metà strada rispetto alla combo di GSK  che ha affetti più marcati e quella di Exelixis/Roche che ha effetti su un più ampio spettro di pazienti. Il vantaggio per MEK 162 e LGX 818 sta nella bassa incidenza di eventi avversi, anche se quelli riportati non possono essere considerati particolarmente gravi. ASCO passa e si inizia a scendere, arriva l’accordo con Oncothyreon e poi l’emissione azionaria, da 6$ si arriva a quasi 4,5$. Negli ultimi giorni fatica a tenere quota 5$ con chiusure in alto ed in basso che sfiorano la doppia cifra nonostante l’aggiornamento di un certo interesse rilasciato il 17 scorso riguardo ARRY 520:

 

Interim data from an ongoing combination trial of ARRY-520 with Kyprolis® (carfilozomib) in patients with relapsed or refractory MM who are refractory or intolerant to Velcade® (bortezomib) were reported.  The combination has demonstrated early signals of activity with a disease control rate (complete response, partial response, minimal response or stable disease) of 82% and a clinical benefit rate (≥minimal response) of 53%, including one complete response.  In addition, the combination has been well tolerated with no unexpected hematologic toxicity and a manageable side effect profile.  More than half of the patients enrolled remain on study, with patients in the current cohort receiving full doses of both drugs without reaching a maximum tolerated dose (MTD).

 

Ora, visto l’andamento del titolo fatico a trovare un chiaro “effetto daratumumab” nella quotazione di Array prima di ASCO, ma è impossibile non tenerne conto alla luce di quanto emerso nella kermesse di Chicago, indipendentemente dalle varie designazioni di FDA. Queste le caratteristiche dei pazienti coinvolti nella fase 1/2:

daratumumab mieloma multiplo recidivo refrattario

Nei dosaggi superiori a 4 mg/kg daratumumab impiegato singolarmente ha prodotto un tasso di risposta elevatissimo, comprendente il 42% di risposte parziali ed un ulteriore 25% di risposte minime per criteri IMWG. ARRY 520 come agente singolo in pazienti con MM recidivo refrattario e una media di 6 trattamenti precedenti, per tre quarti refrattari a lenalidomide e per il 45% triplo-refrattari ha fatto segnare un 16% di risposte parziali con un tasso del 19% che comprende un 3% di risposte minime. Fra i soggetti trattati da ARRY ci sono pazienti con un numero di trattamenti alle spalle più eterogeneo con punte di 19 linee precedenti, la media per daratumumab è di 5,25 se consideriamo i pazienti nei dosaggi da 4 mg/kg in su, con percentuali di refrattari a lenalidomide e bortezomid simili a quelle viste nello studio di ARRY 520.

Daratumumab sembra in leggero vantaggio in questa popolazione, ma Array ha un vantaggio: il biomarker. Se questo si dovesse dimostrare un accurato metodo per selezionare i pazienti, la gara sarebbe ancora più interessante.

Ora, dal punto di vista dell’investimento…

 

Il momento per riprendere le azioni vendute si sta avvicinando, con la cassa piena e l’edizione 2013 di ASH in arrivo per dicembre. Lo so che dicembre è lontano, ma per iniziare la fase 3 di ARRY 520 la compagnia attende di valutare la bellezza di tre studi clinici, quindi di materiale ce n’è in abbondanza per ipotizzare un ingresso da qui a qualche settimana, o nel mio caso per rafforzare la posizione ridotta tempo fa. Il dubbio maggiore riguarda la congiuntura economica, non la società in se, anche se qualche sopracciglio alzato per le ultime decisioni non è fuori luogo. Non so quanto la designazione a breakthrough therapy per Daratumumab possa influire su un’approvazione accelerata di ARRY 520 in pazienti pluri recidivi e refrattari, ma a naso direi che non è una notizia positiva per Array, ma nemmeno mi sento di giudicarla particolarmente negativa.

L’attività dimostrata finora, la presenza di un biomarker e la novità del meccanismo d’azione rendono la giocata interessante. Array ha cassa in abbondanza e tempo fino a fine anno per decidere come muoversi per quanto concerne ARRY 520 e 614. Mi aspetto di tutto…