Dal punto di vista del portafoglio virtuale, dal primo ingresso ad oggi Array (ARRY) ha guadagnato il 70% circa. Ma quel numero, da solo, non rende l’idea. Ha un peso specifico differente dal solito.

Quello che avevo definito il “curioso caso di Infinity” ora diventa l’incredibile storia di un titolo che dallo scivolone di inizio anno ha guadagnato il 160%, avendo in mano poco o nulla.

Tutte e due capitalizzano meno di 500 milioni di dollari.

Array, compra su ogni calo.

Array è uno di quei titoli che colleziono, più che tenere nel portafoglio. La gestione nella simulazione del blog rende difficoltoso fare certe operazioni, visto che l’aggiornamento deve essere fatto manualmente.

Non capita spesso, ma quando si trova un titolo così forte, con farmaci così efficaci e dal potenziale elevato ed una capitalizzazione bassa il lusso di investire forti somme è maggiormente giustificato, rispetto a titoli che vivono di sola speculazione.

Array negli ultimi mesi ha collezionato cambiamenti importanti nel management, dati impressionanti ad ASCO 12 e colto qualche frutto dalle numerose collaborazioni.

Della compagnia ho parlato in numerose occasioni ed è la prima (e finora unica, ma CLDX, SNTA, YMI ed EXEL non sono entrate sinora solo per questioni tecniche… e di tempo) compagnia meritevole di una specifica pagina all’interno del mio blog. Recentemente, agli straordinari risultati presentati ad ASCO 12 (sui quali tornerò, in un articolo dove si parlerà di come la statistica certe volte inganni l’investitore), l’azienda biotech ha annunciato il raggiungimento di una milestone riguardate l’accordo stipulato con Amgen nel 2009 per lo sviluppo di farmaci attivatori della glucochinasi  (GK attivatori) nel trattamento del diabete. L’accordo ha permesso ad Array di incassare 8,5 M$, a fronte di un potenziale di 658M$.

Questo pagamento è stato possibile visto il raggiungimento di un livello specificato in partenza di un numero di pazienti arruolati nella fase 2a di AMG 151, farmaco di punta della ricerca di Array nell’ambito dei GK attivatori. Lo studio arruolerà 224 pazienti con diabete di tipo 2, sarà multicentrico, doppio cieco e vs placebo e misurerà il cambiamento dei livelli di glucosio rispetto al braccio di controllo ed ai livelli al momento della randomizzazione.

Altro evento di notevole importanza e piuttosto recente è stato l’annuncio della collaborazione con Clovis Oncology per lo sviluppo di farmaci KIT inibitori che possano sopperire ad alcuni svantaggi delle terapie ora consolidate che si basano su inibitori di tirosinchinasi in pazienti affetti da cancro al tratto gastro intestinale (GIST). La natura stessa del male fa si che quasi tutti i pazienti trattai in prima linea incorrano in recidive, lo scopo di questa alleanza è di sviluppare trattamenti utili per la fase avanzata della malattia, quando il tumore ha sviluppato meccanismi di resistenza alle attuali terapie esistenti.

Farmaci come Gleevec e Sutent inibiscono alcune delle mutazioni del gene KIT, ma è il sopraggiungere di mutazioni secondarie che causa il progresso della malattia. Lo sforzo di Array e Clovis al momento sembra essere indirizzato verso quelle a carico dell’esone 17, per le quali nessuna delle terapie ad oggi approvate è efficace.

Infinity, il caso da curioso passa ad incredibile, ma non del tutto!

Ok, se avete letto il precedente articolo sulla compagnia ed avete tenuto sott’occhio il calendario FDA & EMA sapete di cosa sto parlando. Infinity (INFI) ha aggiunto un altro pezzo al puzzle, riacquistando i diritti di IPI 145 a danno di Mundipharma.

Piccolo riassunto.

Gli stop a IPI 926 (Hedgehog inibitore dallo sviluppo fallimentare) fanno si che il farmaco più interessante di Infinity sia IPI 145, inibitore della delta/gamma PI3K con un potenziale strepitoso, ma ancora relegato alle fasi di sviluppo più primitive, ossia la fase 1. Il 16 luglio scorso Infinity e Mundipharma si sono incontrate per decidere lo sviluppo del programma relativo a questo farmaco e per il quale avevano stipulato un accordo nel novembre 2008.

L’alleanza riguardava sia l’hedgehog inibitore, sia il programma relativo al PI3K inibitore, sia altri composti in fase pre-clinica. Infinity manteneva i diritti per il mercato domestico, mentre per il nostro vecchio continente avrebbe ricevuto royalties e milestones. Ora tutto è cambiato ed il programma torna nelle mani di Infinity, che rinuncia ai futuri introiti della stipula, ma diventa un target da acquisizione di prima categoria.

Se Calistoga ha insegnato qualcosa è che le Big Pharma sono disposte a sborsare molti soldi per un programma innovativo, a patto che ci sia arrosto oltre che fumo. IPI 145 per il momento lascia intravedere della carne appetitosa ed emana uno stuzzicante profumo, ma i dati devono ancora arrivare.

Questa era la conclusione del mio precedente articolo:

 

Infinity non ha propriamente il coltello dalla parte del manico, ma quasi. E questo nonostante i continui fallimenti dell’Hh inibitore. Infinity capitalizza 400 milioni di dollari, il che non è poco, considerando che IPI 145 è ancora in fase embrionale, ma se dovesse capitare qualche altra disgrazia… diciamo all’HSP90 inibitore… si potrebbe pensare di fare un’entrata. Oh, a proposito dell’inibitore della proteina da shock termico: secondo me non vale nemmeno la metà di Ganetespib.

 

Ora, la disgrazia, se così la vogliamo chiamare, è stata la notizia della rottura del contratto con Mundipharma. Il coltello dalla parte del manico, forse lo avevano del tutto…

Il punto di ingresso poteva benissimo essere quello. Da allora ha guadagnato il 25%, spinto anche (come Array) dall’euforia che ha preso il mercato biotech in questi ultimi mesi.

Conclusione.

Le due aziende sono interessanti per motivi diversi. Difficilmente Array potrà essere oggetto di acquisizione, vista la mole di partnership che ha in piedi con big pharma differenti, il che potrebbe essere un limite, ma ai miei occhi sembra un notevole punto di forza. Infinity dal canto suo ha molto da dimostrare, il potenziale non manca, ma la strada è una sola e se qualcosa la dovesse sbarrare, addio sogni di gloria.

A quasi 500 M$ io punterei su Array. Oltre i dati abbacinanti dei MEK inibitori nel trattamento del melanoma e del tumore al polmone, ha diversi farmaci in sperimentazione a livelli avanzati, compresi studi potenzialmente registrativi da intraprendere a breve come quello nel trattamento delle sindromi mielodisplastiche.

Se veramente un’ondata speculativa porterà sangue sui mercati di mezzo mondo ad agosto, quando toccherà ripartire a comprare, a prezzi più vantaggiosi, io continuerò con Array.