Epizyme (EPZM) è nuova, relativamente alla quotazione in borsa, ma fa già parlare di se ed esiste la reale possibilità che fra qualche anno non si faccia altro che parlare di lei. Sto esagerando? Come al solito, un po’ si. Epizyme si occupa di oncologia in un modo altamente interessante, ossia dal punto di vista epigenetico. Cosa sia l’epigenetica e come possa questa riguardare le terapie personalizzate nei confronti dei malati di cancro si può spiegare con questa frase che trovo particolarmente ispirata:

 

 

“La differenza fra genetica ed epigenetica può essere paragonata alla differenza che passa fra leggere e scrivere un libro. Una volta scritto il libro, il testo (i geni o le informazioni memorizzate nel DNA) sarà identico in tutte le copie distribuite al pubblico. Ogni lettore potrà tuttavia interpretare la trama in modo leggermente diverso, provare emozioni diverse e attendersi sviluppi diversi man mano che affronta i vari capitoli. Analogamente, l’epigenetica permette interpretazioni diverse di un modello fisso (il libro o il codice genetico) e può dare luogo a diverse letture, a seconda delle condizioni variabili con cui il modello viene interrogato”.
Thomas Jenuwein (Vienna, Austria)

 

 

Il concetto che sta alla base della ricerca di Epizyme è che due tumori con le stesse mutazioni di DNA possono avere due decorsi totalmente differenti e portare a conseguenze diseguali ai rispettivi soggetti affetti da tale patologia. Nella maggior parte dei casi le compagnie biotech si concentrano su singole mutazioni, Epizyme invece vuole intervenire in modo più ampio, con una singola molecola che si concentri sul metabolismo della cellula cancerogena ed in particolare su alcuni enzimi. In particolare si concentra sugli stati della cromatina e sull’attività degli istoni, in modo differente da quello che accade, ad esempio, con uno HDACi come il Belinostat di Topotarget della quale  in passato vi ho parlato, oppure da vorinostat di Merck o panobinostat di Novartis. Altri farmaci ancora sono i DNMT inibitori, come dacogen e SGI 110 di Astex (ASTX), compagnia che trovate anche nel portafoglio virtuale.

Come detto, Epizyme è appena sbarcata sul Nasdaq, ma lo ha fatto in grande stile:

 

Epizyme, Inc. (NASDAQ: EPZM) today announced the closing of its initial public offering of 5,913,300 shares of its common stock at a public offering price of $15.00 per share, before underwriting discounts, including 771,300 shares of common stock issued upon the exercise in full by the underwriters of their option to purchase additional shares at the same price to cover over-allotments. As a result, aggregate net proceeds to the Company, after underwriting discounts and commissions and other estimated offering expenses, will be approximately $79.8 million.

 

Giusto i tempo di sentire la campana dell’apertura dei mercati e la matricola ha fatto segnare oltre il 50% di guadagno nella prima seduta chiudendo a 22,99$ a fronte dell’offerta iniziale di 15$.

Epizyme, rispetto ad aziende come le citate Astex, Novartis e Topotarget, giusto per far dei nomi,  si occupa di HMT inibitori ed ha stretto collaborazioni con le maggiori big pharma che gravitano nell’orbita oncologica.

Ad aprile 2012 con Celgene, cedendo l’esclusiva del programma DOT1L  compreso EPZ 5676, il farmaco in fase più avanzata. Celgene si è anche assicurata la possibilità di accedere all’esclusiva per il mercato ex USA di altri HMT inibitori esclusi dalle precedenti collaborazioni. Il bottino, in questo caso, ammonta a 65 milioni di dollari più 25 milioni derivanti dalla vebdita di azioni privilegiate oltre a 160 milioni in milestones per il programma iniziale e 165 milioni in milestones per ogni programma aggiuntivo. Ovviamente, sono previste royalties sulle future vendite.

Gli accordi precedenti a cui farcevo riferimento prima sono con Eisai e GSK per quel che riguarda lo sviluppo dei farmaci, mentre sono con Roche e Abbott per quel che concerne gli stumenti diagnbostici accessori.

Con Eisai l’accordo prevede che sia il partner a finanziare spese di sviluppo e commercializzazione ma Epizyme si è garantita la possibilità di esercitare il diritto di co-promuovere i farmaci e dividere i guadagni negli USA, a patto però di partecipare alla fase di sperimentazione in modo attivo (quindi mettendoci denaro)  e di rinunciare  a parte di milestones e royalties future derivanti da vendite al di fuori del paese a stelle e strisce. Il contratto è del 2011 e riguarda il programma EZH2, EPZ 6438 incluso ed ha fruttato 21 milioni circa finora e potenzialmente ce ne sono altri 200 in arrivo, oltre alle immancabili percentuali sulle vendite. 

GSK è quella che pare aver puntato più di tutti sull’epigenetica targate Epizyme. Sempre nel 2011 il colosso ha scelto tre bersagli legati alla inibizione dell’iston metiltrasferasi a fronte di 20 milioni sull’unghia, 12,5 milioni arrivati a seguito di milestones già raggiunte ed altre per un totale di 630 milioni che possono essere sboccate sia attraverso il raggiungimento di obiettivi regolamentari che di sperimentazione. Non sarebbe nemmeno da dire, ma ovviamente anche qui ci sono royalties previste sulle vendite.

Epizyme ha fatto ingresso nel mercato maggiore americano forte di alcuni aspetti di notevole interesse. In primo luogo ci sono i partner, che hanno garantito finora di incassare fondi non diluitivi e che continuano a finanziare parte della sperimentazione. Secondo aspetto importante, sebbene ci siano altre compagnie coinvolte nella sperimentazione di HMT inibitori come Takeda, Constellation Pharmaceuticals e Cellzome; Epizyme mi risulta essere la prima ad essere entrata in sperimentazione clinica.

Nonostante questi aspetti rendano Epizyme di notevole interesse, ci sono evidenti limiti che possono scoraggiare gli investitori a questo punto. Il primo e probabilmente più importante è che la compagnia non ha praticamente fornito nessun dato sul quale si possa ragionare. Lo scorso settembre il programma in collaborazione con Celgene è entrato in fase 1 nel trattamento della leucemia a linea cellulare mista, una forma particolarmente aggressiva di leucemia. Lo studio in questione sta ancora arruolando i 40 pazienti circa che andranno ad essere suddivisi per determinare il dosaggio massimo tollerato del farmaco. Una volta che questo primo aspetto verrà chiarito si passerà alla porzione di fase 2, quella nella quale verrà testata l’efficacia del farmaco. I tempi non sono brevi, ma lo studio è in aperto, quindi ci si può aspettare qualche aggiornamento di tanto in tanto.

Altro studio in rampa di lancio riguarda Eisai:

 

Epizyme, Inc., (NASDAQ: EPZM) a clinical stage biopharmaceutical company creating innovative personalized therapeutics for patients with genetically defined cancers, announced today that the first patient has been enrolled in a Phase 1/2 clinical trial of EPZ-6438 (E7438). The trial is designed to assess the safety, tolerability and pharmacokinetics of EPZ-6438 (E7438), an orally available, small molecule inhibitor for non-Hodgkin lymphoma patients who have a cancer-causing (oncogenic) point mutation in EZH2.

 

Il secondo aspetto che può dissipare la voglia di investire in Epizyme è strettamente collegato a quanto vi ho appena detto. Se avete ritenuto che una IPO come Verastem (VSTM) capitalizzasse troppo in relazione a quanto mostrato in termini di risultati, strabuzzerete gli occhi al solo sapere che a fronte di un unico trial non ancora concluso ed uno non ancora partito Epizyme capitalizza  700 milioni di dollari.

Si può leggere in due modi. In uno la capitalizzazione è assurda, nell’altro invece… beh, forse tutta questa fiducia dei mercati ha una sua spiegazione.

Oh, circa un anno fa Cellzome, compagnia che vi dicevo essere in corsa con Epizyme nello sviluppo di HMTi, è stata acquisita da GSK. CellCentric ha un solo partner, anche se di peso, in Takeda e dal punto di vista della sperimentazione non è di certo più avanti di Epizyme. Constellation, altra azienda coinvolta nel settore, ha nel 2012 portato a casa un accordo con Genentech in merito alla porzione di pipeline inerente l’epigenetica, non ha ancora nulla in cantiere tuttavia.

Se consideriamo l’epigenetica una strada promettente per il futuro, l’apripista è Epizyme. In questo senso anche una capitalizzazione di 700 milioni potrebbe essere giustificata.