Fino a non molto tempo fa Novogen (NVGN sul Nasdaq, NRT sul mercato australiano) altro no faceva se non essere la balia di due sussidiarie: MEI Pharma (MEIP, della quale vi ho parlato ieri) e Glycotex. Glycotex è stata venduta il 27 novembre scorso mentre per MEI Pharma, custode della libreria di isoflavonoidi di Novogen, si è arrivati ad una separazione consensuale.

Il 5 dicembre scorso però, Novogen prende una strada tutta sua. Il titolo passa da 6,2$ a oltre 10$ in pochi giorni, Novogen ha acquistato Triaxial Pharmaceuticals ed il loro programma incentrato su quelli che chiamano super-benzopirani. Dietro questo nome irritante si nasconde una storia che è strettamente legata sia a Novogen che a MEI Pharma, visto che i super-benzopirani hanno origine proprio dal programma di sviluppo degli isoflavonoidi condotto prima da una e poi dall’altra. Qui si gioca la partita fra Novogen e MEI Pharma, nello stabilire quale delle due tecnologie abbia maggior prospettiva.

Triaxial, azienda formata da 3 ex Novogen, era convinta che lo sviluppo di isoflavonoidi attraverso la piattaforma di Novogen non consentisse di poter sviluppare un numero sufficiente di strutture molecolari differenziate e che i farmaci generati potessero trovare difficile diffondersi nei tessuti tumorali. In parte, con il fallimento di OVATURE, di cui vi ho parlato nell’articolo su MEI Pharma, hanno mostrato di avere ragione, anche se in quel caso il problema (come vedremo quando mi occuperò dei loro farmaci) era legato più alla modalità di somministrazione del farmaco che altro.

Triaxial ha sviluppato quindi una tecnologia che consente loro di creare strutture decisamente più complesse rispetto agli isoflavonoidi di Novogen ed ha pensato bene di chiamare questi farmaci con l’assurdo nome di super benzopirani.

A metà 2012, viene identificato CS-6.

Tre mesi dopo che Novogen ha acquistato Triaxial, sappiamo che CS-6 è attivo sia verso le cellule cancerogene del tumore dell’ovaio, che verso le cellule staminali cancerogene. Se il primo aspetto era già conosciuto, il secondo riveste una notevole importanza, dato che teoricamente segna un punto a favore del farmaco nel trattamento della malattia in fase avanzata, quando cioè le tradizionali terapie perdono efficacia. Generalmente si riconosce alle cellule staminali cancerogene (CSC) la capacità di far sopravvivere e proliferare del tumore, riuscire ad eliminarle bloccherebbe quel meccanismo.

 

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In modo molto semplice, la differenza fra farmaci attivi sulle cellule tumorali e farmaci che colpiscono anche le cellule staminali cancerogene (CSC)si può spiegare con questa immagina. Le cellule rosse sono quelle tumorali, quelle gialle le CSC. Le terapie convenzionali uccidono le cellule rosse, portando a remissione dalla malattia, tuttavia le gialle rimaste sono progenitrici di future cellule tumorali che causeranno il ritorno del tumore. Eliminare sia le cellule rosse che quelle gialle significherebbe avere risposte più durature se non definitive.

 

Altro aspetto importante è che dalle prime evidenze sembra che la potenza mostrata verso svariate forme di tumori del cervello possa essere addirittura maggiore impiegando un enantiomero piuttosto che l’altro. Se avete familiarità con Spectrum Pharmaceuticals ed il suo Fusilev, sapete di cosa sto parlando.

Ora, tutto questo è decisamente interessante, ma una cosa è parlare di prove in vitro, un’altra di prove in vivo.

Quello che possiamo dire ora è che CS-6 è attivo sia nel GBM che nel carcinoma ovarico, sia sulle cellule tumorali che su quelle staminali cancerogene. Ha una notevole velocità d’azione (inizia dopo solo 4 ore) a concentrazioni molto basse, il che indica una notevole attività che può essere anche maggiore una volta isolato l’enantiomero più efficace.

 

Novogen oggi (e per oggi intendo ieri).

 

Il 19 aprile prossimo ci sarà il meeting della compagnia ed oggi (e fino a lunedì) il titolo è sospeso, in attesa che vengano illustrate le modalità con le quali la compagnia si finanzierà. lo scopo di Novogen è quello di raccogliere 10 milioni di dollari, con i quali finanziare due studi di CS-6, uno nel trattamento del glioblastoma multiforme ed uno del carcinoma ovarico. Tutte e due le indicazioni dovrebbero costare a Novogen 1,5 milioni per la fase 1 e tutte e due dovrebbero rivolgersi a pazienti con forme avanzate delle malattie da trattare. Se a queste cifre si aggiungono altri milioni per l’attività preclinica che servirà a designare altri composti da avviare alla sperimentazione e la gestione della compagnia, i 10 milioni del loro piano triennale hanno già trovato una strada per essere spesi.

Novogen ha una capitalizzazione ridicolmente bassa ed è quotata sia in USA che in Australia, il che permette di poter acquistare il titolo anche a noi trader italici. Dopo che sapremo come intendono finanziarsi, sarà possibile pensare al futuro della compagnia ed ipotizzare un ingresso speculativo. Il target a cui il farmaco fa riferimento è decisamente interessante, ma senza dati clinici, difficile da valutare. La storia della compagnia non depone certo a favore dell’ottimismo, ma questo potrebbe essere un nuovo inizio.