Lo scorso aprile scrivevo la parte 1 di questo articolo in un clima completamente differente da quello attuale, quantomeno per il settore biotech. Se lo scenario generale continua ad essere a tinte fosche (una volta il petrolio costa troppo, una volta troppo poco; se non è lo spread è la Grecia, non si sta mai tranquilli), le small cap bio hanno vissuto un buon recupero negli ultimi periodi. Ne beneficia anche il portafoglio USA del blog, che ad eccezione di due posizioni profondamente rosse (Curis ed Exelixis) è tornato completamente verde, pur avendo nel complesso perso quota rispetto alla chiusura dell’anno precedente. Positivo invece quello targato Europa, con la sola Medigene rossa e la performance brillantissima di Cellectis   (+130% al momento) come contraltare:

 

PORTAFOGLIO EURO
Titolo Quantità Prezzo di carico Valore acquisto Prezzo attuale Valore di mercato Ingresso Eventi importanti Differenza %
EVT * 3000 3.31 € 9,930.00 3.72 € 11,160.00 12.39
MDG1 800 5.43 € 4,344.00 4.13 € 3,304.00 ASH14 -23.94
GLPG 300 15.01 € 4,503.00 15.35 € 4,605.00 1Q15 634 in RA 2.27
ABLX 400 8.93 € 3,570.00 9.15 € 3,660.00 2.52
ALCLS 400 8.92 € 3,568.00 19.51 $7,804.00 118.72

Evidentemente, puntare sul biotech europeo sta pagando, anche per la scelta delle compagnie. Cellectis SA (ALCLS) in particolare si sta rivelando una piacevole conferma, con l’unicità della sua piattaformala recentemente conquistata tranquillità sulla protezione della proprietà intellettuale alla base della stessa. Fra le compagnie che si occupano di CAR-T, ho avuto modo di parlarne in alcune occasioni, anche se mai approfondendo il discorso, Cellectis spicca per unicità, assieme alla recente IPO Bellicum.

Detto questo e fatta la promessa di parlare più nello specifico di Cellectis e del biotech made in EU al più presto, vediamo  cosa è cambiato per i titoli a stelle e strisce, quotazioni a parte, rispetto alla parte 1 dell’articolo.

Idera, Five Prime, Trillium, chi non muore si rivede… verde.

Fino a non moto tempo fa in portafoglio facevano brutta mostra di loro ribassi mostruosi quali -50% e -40% causati da Idera e Five Prime, particolarmente colpite dallo storno sanguinolente che ha spedito moltissime small cap a quotazioni vicine ai minimi degli ultimi anni. Al momento sono tutte e due abbondantemente verdi, il che insegna che talvolta avere pazienza e sangue freddo ripaga le attese, sempre che alla base di tutto ci sia del valore reale, in qualsivoglia forma. Differenti le motivazioni che hanno portato al guadagno sui tre titoli.

Idera è salita grazie all’attesa per quelli che saranno i dati di IMO-8400 nel trattamento della WM, attesa che ha fatto accendere nuovamente la fiamma della passione verso il titolo. Il TLR inibitore ha recentemente guadagnato la designazione di farmaco orfano proprio per il trattamento della macroglobulinemia di Waldenström e la fase 1/2 attualmente in corso ha passato il vaglio del primo controllo legato alla tollerabilità del dosaggio a 1,2 mg/kg/settimana, aprendo le porte al dosaggio maggiore di 2,4 mg/kg/settimana. La notizia è rilevante poiché è lecito attendersi una maggiore efficacia del farmaco in corrispondenza di una maggior quantità somministrata alla conclusione dello studio, conclusione che si attende per la seconda metà del 2015.

Già al recente ASH Idera ha corroborato la tesi secondo la quale IMO-8400 potrebbe giocare un ruolo di prim’ordine nel trattamento di alcuni linfomi caratterizzati da mutazione MYD88 L265P sia impiegato da solo che in combinazione con rituximab. Proprio in occasione di quest’ultimo caso Idera ha anche testimoniato, fra i vari effetti della terapia, una significativa diminuzione nella produzione delle IgM, immunoglobuline espresse in grande misura nella WM.

A rimpolpare poi il volume della carne al fuoco, la notizia di dicembre secondo la quale l’ormai dimenticato IMO-2055 (un TLR9 agonista) associato ad ipilimumab somministrato in via intratumorale produrrebbe una risposta antitumorale potente e sistemica in numerosi modelli preclinici, fra i quali sono compresi il tumore alla vescica, al colon ed ai polmoni. L’esperienza mi suggerisce di non considerare attendibile l’ipotesi che da questi dati possa nascere qualcosa di particolarmente allettante nel 2015, ma Idra ha ammesso di voler prendere in considerazione la cosa, il che potrebbe costituire un discreto bonus per gli azionisti.

Differente il discorso per Five Prime. Se avete letto l’inizio di copertura della società sapete di chi e di cosa sia capace questa compagnia, se non l’avete letto potete recuperare il tutto nella pagina dedicata alle compagnie a cui dedico report. In questo caso a smuovere le cose è stata la notizia dell’accordo con Brystol-Myers Squibb riguardo a FPA008, anti CSF1R, per l’inizio di sperimentazioni congiunte del farmaco assieme a nivolumab nel trattamento di tumore al polmone, melanoma, cancro al pncreas ed altre neoplasie. Due gli aspetti più importanti: i diritti del farmaco sono interamente rimasti a Five Prime, tanto per cominciare; altro punto determinante: è stata Five Prime a scegliere Brystol-Myers, nonostante avesse avuto offerte più importanti (dal punto di vista economico) da altre compagnie. Rovescio della medaglia? A Five Prime servivano soldi, ha emesso nuove azioni (ad un prezzo che trovo francamente basso).

I motivi dell’utilità della combo anti-PD1/anti-CSF1R sono riportati nel report sulla compagnia, quindi inutile dilungarsi, stesso discorso vale per i dati di FP1039, quindi a tutti coloro i quali mi stanno chiedendo se sia o meno il caso di entrare ora ribadisco il concetto: nel lungo periodo Five Prime è uno dei titoli più interessanti dell’intero panorama biotech americano, a mio modesto avviso, nel breve il rischio è elevato.

Ultima ma non ultima Trillium, che recentemente ha cambiato numero di azioni, con un reverse split deciso, ha cambiato nome, passando dal poco incisivo e fuorviante StemCell Therapeutics al più consono nome attuale, ha cambiato ticker e  tutto questo al fine di poter cambiare mercato, passando dall’OTC al palcoscenico più prestigioso del Nasdaq. Tanti cambiamenti, stesso motivo di interesse, il programma anti-CD47. Continua a crescere l’interesse per questo tipo di approccio, del quale vi ho parlato in diverse occasioni. Rispetto ad altre promettenti strade percorse attualmente da chi vuole curare il cancro in modo sempre più efficace, qui gli attori principali sono pochissimi: Trillium e Celgene. Quest’ultima fa parte della corsa grazie all’acquisizione della privata Inhibrx , sforzo che le è costato 500 milioni, dollaro più, dollaro meno, quando ancora il programma si trovava in fase preclinica. SIRPaFc di Trillium versa nelle stesse condizioni in quanto a sperimentazione, dato che l’inizio della prima somministrazione su pazienti in carne ed ossa è ancora da venire, con la previsione di una richiesta di IND (investigational new drug application) nella seconda metà dell’anno. Trillium ha una capitalizzazione bassissima, pochissime azioni in circolazione, una buona posizione di cassa ed un programma decisamente innovativo ed unico. Candidata ideale per una acquisizione, quindi long per me.

 

I soliti sospetti: Curis ed Exelixis.

Anche qui, poche parole (bastano le percentuali). Rimangono le due uniche posizioni negative, anche se il peso è enorme, del portafoglio biotech americano. Differenti le situazioni, comune la triste sorte. Tutte e due le posizioni sono chiaramente recuperabili a mio avviso, cionondimeno esiste una sostanziale differenza nell’approccio che ho avuto nei confronti delle due aziende. Se su Exelixis ho avuto buon gioco nell’analizzare le possibilità di successo sia di cabozantinib e cobimetinib, mancando colpevolmente di scelta di tempo però, su Curis ho affrettato le mie scelte sulla scorta di un ottimismo che finora non ha avuto riscontro nei fatti. Non credo sia cambiato nulla di significativo in Curis rispetto a quanto attribuivo come valore dell’azienda all’epoca del primo ingresso, se non il ritardo accumulato con l’hold a ‘427 e qualche variazione allo stato di sviluppo di Erivedge, che però influenza poco al momento.
Exelixis invece vive una situazione da dottor Jekyll e del signor Hyde. Molto positivo lo sviluppo di Cobimetinib, al punto che questa estate si potrebbe festeggiare la doppia approvazione nel trattamento del melanoma, poco rassicurante quello che invece riguarda cabozantinib, dopo il fallimento dei due COMET. Verso fine 1Q15 arriveranno i dati di METEOR e credo che nessuno scommetta su un esito positivo. L’attuale capitalizzazione fa ipotizzare che il mercato attribuisca valore solo a cobimetinib e che quindi un fallimento sia già incluso nel prezzo, ma ovviamente questo non esclude che ci possa essere un contraccolpo nella quotazione nel caso in cui l’enpoint non venga raggiunto. In sostanza, Exelixis dovrebbe essere relativamente un porto sicuro fino a febbraio, poi le cose dovrebbero iniziare a scaldarsi e ci sarà da decidere se rischiare i dati o stare alla finestra in attesa che METEOR (nomen omen?) passi.

Immu… ma fino ad un certo punto.

Questa la situazione del portafoglio USA a ieri:
PORTAFOGLIO USA
Titolo Quantità Prezzo di carico Valore acquisto Prezzo attuale Valore di mercato Ingresso Eventi importanti Differenza %
ARRY 2000 4.21 $8,420.00 4.52 $9,040.00 PH3 selumetinib melanoma uveale 1Q15 7.36
EXEL 2000 3.01 $6,020.00 1.63 $3,260.00 2Q15 METEOR -45.85
TRIL 333 9.00 $2,997.00 12.770 $4,252.41 9/11/2013 1H15 PH1 antiCD47 41.89
CRIS 4500 2.67 $12,015.00 1.45 $6,525.00 27/12/12 7/11/13 10/12/13 4Q14/1Q15 dati 427 e 907 -45.69
AFMD 800 6.05 $4,840.00 7.20 $5,760.00 9/12/14 19.01
XNCR 400 12.08 $4,832.00 16.50 $6,600.00 6/3/2014 ASH14 36.59
GERN 1000 1.46 $1,455.00 3.23 $3,230.00 12/3/2014 ASH14 121.99
FPRX 300 21.22 $6,367.00 23.64 $7,092.00 19/3/2014 4Q14 FP1039 primi dati fase 1b 11.39
AGEN 1000 3.61 $3,610.00 4.01 $4,010.00 20/3/2014 4Q15 1° IND x checkpoint modulatore 11.08
IDRA 1000 4.25 $4,250.00 4.74 $4,740.00 3/4/2014 1Q15 primi dati IMO8400 11.53
 Sto ragionando sulla chiusura di qualche posizione. Prima candidata potrebbe essere Geron, principalmente a causa del guadagno attuale del 120%, che potrebbe anche essere sufficiente per me. L’eventuale vendita potrebbe essere utile per incrementare Array (anche qui, se interessa, c’è il report a disposizione) o per un nuovo ingresso. Sfuggita per poco Calithera, diverse sono le compagnie che mi stuzzicano. In ordine sparso: Lion BiotechnologiesMEI Pharma, Ignyta, LOXO, Epizyme, giusto per citarne alcune.
Ce ne sono due poi che meriterebbero un discorso a parte e magari un articolo ad hoc, ma al momento ve le butto li così: Immunogen (IMGN) ed Immunomedics (IMMU). Mentre la prima soffre le pene dell’inferno a causa di Kadcyla, la seconda è in rampa di lancio in attesa dei dati della fase 3 di epratuzumab nel trattamento del lupus. I dati di quest’ultima sono attesi entro 2Q15 e, se le aspettative dovessero tradursi in un mare di lacrime per l’esito infausto, si creerebbe un interessantissima opportunità di ingresso. Immunogen, a questi prezzi, è ancora abbastanza rischiosa per conto mio… chiaramente se dovesse cedre altro terreno, anche qui si creerebbe un interessante opportunità.
Oh, ci sarebbe anche Stemline, della quale talvolta vi parlo, che mi tenta moltissimo. Ma questa è un’altra storia, ne parliamo magari domani…