Innate Pharma (IPH) si trova in questi giorni impegnata al World ADC Summit per presentare quelli che sono gli albori della nuova piattaforma destinata allo sviluppo degli Antibody-Drug Conjugates (ADC). Per chi non avesse familiarità con l’acronimo, sto parlando di anticorpi ai quali viene coniugato un agente citotossico: il primo scova il tumore, il secondo lo colpisce. Bombe intelligenti, insomma.

Di esempi positivi è facile trovarne, basta citare  Adcetris di Seattle Genetics ($SGEN) e Kadcyla di ImmunoGen ($IMGN) fra gli approvati. Fra gli oltre 30 composti in fase di sperimentazione i più interessanti sono CDX 011 di Celldex (CLDX), del quale vi ho parlato spesso; DCDT 2980S DCDS 4501A e DMUC 5754A di Roche. Tutti questi farmaci si basano sulla tecnologia messa a punto da Seattle Genetics che, al pari di ImmunoGen, persegue anche sperimentazioni di composti dei quali possiedono completamente i diritti.

Come vi dicevo, quasi tutti gli ADC si basano sul lavoro di Seattle Genetics ed ImmunoGen, rimangono fuori dal giro Pfizer (PFE con tecnologia Wyeth), Immunomedics (IMMU) e, da ora in avanti, Innate Pharma. Innate Pharma è in arretrato rispetto alla concorrenza, ma può ritagliarsi uno spazio di notevole importanza in futuro. Gli ADC, al pari dei nuovi agenti immunoterapici, sono un segmento caldissimo nel mercato onco/ematologico. Innate Pharma può ora vantare la presenza in ambedue i campi.

Innate pharma IPH in vitro efficacia adcetris ADC

I primi test hanno impiegato Adcetris come comparatore, nei confronti del quale gli ADC di Innate hanno mostrato un comportamento simile in termine di efficacia in vivo e un vantaggio in termini di minore clearance (la quantità di sangue che viene depurata dal farmaco in un minuto di tempo).

Primi risultati incoraggianti quindi, ma non va dimenticato che i dati preclinici sono una cosa, quelli clinici un’altra. Non tutti gli ADC possono vantare i successi di Kadcyla e di Adcetris, sebbene alcuni dei farmaci citati in precedenza abbiano mostrato segni di notevole attività. Di CDX 011 e di Celldex vi ho parlato in abbondanza, degli altri forse mai.

DCDT 2980S e DCDS 4501A sono strategici per Roche poiché potrebbero contribuire ad allungare la vita di Rituximab nel trattamento del linfoma non-Hodgkin. I due farmaci hanno rispettivamente come target il CD22 ed il CD79b e si sono dimostrati piuttosto attivi in fase 1 come monoterapia ed ora Roche dovrà stabilire quale di questi (se non tutti e due) sarà meritevole di una fase 3 assieme a Rituxan.

Altro farmaco che trovo decisamente interessante è IMGN 853 nel trattamento del carcinoma ovarico. Si tratta di un ADC che ha come bersaglio il recettore del folato, target recentemente validato da vintafolide di Endocyte (ECYT), e che ha mostrato precoci segni di una notevole attività in popolazioni selezionate in base al biomarker, tanto da far ritenere opportuna la scelta di procedere direttamente per quanto riguarda uno studio registrativo.

Fra le compagnie a stelle e strisce non quotate in borsa vale la pena citare Ambrx, titolare di partnership con big pharma del calibro di Bristol-Myers Squibb (BMY):

Under terms of the agreement, Ambrx will receive an upfront payment of $15 million, funding for discovery and research activities, and potential development, regulatory and sales based milestone payments of up to $97 million per product resulting from the collaboration. Bristol-Myers Squibb will receive worldwide rights to develop and commercialize products resulting from the collaboration, and Ambrx is eligible to receive royalties on net sales. Additional terms were not disclosed.

 

e di Astellas:

 

Ambrx will receive an upfront payment of $15 million from Astellas, as well as up to $285 million in potential near and long-term research, development, regulatory and sales based milestones for an undisclosed number of targets for ADCs in oncology. A portion of these milestones, as well as royalties on any net sales, will be contingent on eventual successful commercialization of products developed as a result of this partnership. Astellas will receive worldwide rights to develop and commercialize ADCs for oncology. Additional terms of the collaboration are not disclosed at this time.

 

Innate Pharma non sarà l’unica compagnia europea a sviluppare ADC. La compagnia è, a dire il vero, piuttosto buona. Recentemente Genmab ad ADC Therapeutics si sono accordate per sviluppare una serie di candidati per l’impiego onco/ematologico:

 

Genmab and ADC Therapeutics will each initially have an equal share in the product. In the first instance, ADC Therapeutics will lead and fund preclinical development.  Prior to the submission of an application to conduct clinical studies in patients (IND filing), Genmab may elect to retain equal ownership of the product.  Genmab will not incur any development costs prior to the IND filing decision and Genmab will maintain a minimum 25% ownership stake in the product as it moves into clinical development. No other financial terms were disclosed.

Spirogen, azienda con la quale ADC Therapeutics aveva già stretto una collaborazione fruttuosa, è stata proprio in questi giorni acquisita da MedImmune, braccio armato dell’inglese AstraZeneca:

 

  • MedImmune acquires 100% of Spirogen for $200 million in cash and  deferred consideration of up to $240 million

  • MedImmune and ADC Therapeutics enter into a collaboration agreement for two of ADC Therapeutics’ oncology programs

  • MedImmune pays $20 million for an equity investment in ADC Therapeutics matched by a $20 million additional investment from Auven Therapeutics

  • MedImmune’s Executive Vice President, Dr. Bahija Jallal, joins ADC Therapeutics’ board

 

Tutti questi accordi non fanno altro che testimoniare quanta attenzione ci sia nei confronti della classe di farmaci dei quali Innate Pharma andrà a disporre. Dubito che la compagnia francese possa partire con progetti autonomi, ma la piattaforma consentirà inizialmente di ricercare nuove alleanze o approfondire ed ampliare quelle esistenti con Novo Nordisk o la già citata BMS.

Considerando che Innate Pharma capitalizza 90 milioni di euro, se fino a qualche settimana fa la consideravo decisamente interessante, ora non saprei come definirla con esattezza.